Ma perché?: 134 | Ma perché esiste il patriarcato?
Radio Deejay 7/3/23 - Episode Page - 10m - PDF Transcript
C'è una parola che in questi anni ha cominciato, come posso dire, a girare, ecco, ad essere
pronunciata alle scene con amici, la sentiamo in tv e ad essere anche al centro di ragionamenti
sullo stato della nostra società.
Questa parola è patriarcato.
Cosa è esattamente il patriarcato?
Dunque in sociologia viene definito come il sistema all'interno del quale gli uomini
detengono il potere decisionale, l'autorità morale e il controllo della proprietà privata.
Negli ultimi anni un dibattito sempre più acceso ha cominciato a mettere in discussione
la struttura gerarchica che vede in vetta la piramide il maschio, ma le cose non accadono
per caso il patriarcato ha una sua evoluzione che da un certo punto di vista appare abbastanza
lineare.
Ma partiamo davvero dalle basi.
Il patriarcato esiste da molto, molto tempo, anzi, esiste quasi da sempre, ma perché?
Io sono Marco Maesano e ogni giorno, a sé macchine sa più di me, provo a ripartire
dalle basi per rispondere alla domanda più semplice del mondo.
Ma perché?
Ai giorni nostri, il patriarcato coincide per lo più con l'esclusione delle donne dal
potere decisionale, ma non solo.
I maschi hanno stipendi più alti, occupano la maggior parte dei ruoli di potere, ma
di nuovo non solo.
Oggi il patriarcato viene tirato in ballo anche quando parliamo di violenza sulle donne,
una violenza che sappiamo essere sistemica e che non ha a che fare con l'individuo di
per sé che esercita quella violenza, ma piuttosto con una categoria sociale precisa, quella
degli uomini appunto.
Secoli di sottomissione formale istituzionalizzata hanno in un qualche modo influenzato l'uomo
di oggi, quello moderno.
Non ci sono dubbi rispetto al fatto che un maschio di oggi abbia in un qualche modo avuto
in eredità un certo modo di pensare.
Voglio dire che basta guardare per esempio ai nostri nonni, molte delle cose che facevano
o dicevano a una donna oggi ci sembrano atteggiamenti sbagliati se non addirittura dei veri e propri
reati.
Ma non sono passati così tanti anni, le disposizioni per esempio sul delitto d'onore sono state
definitivamente abrogate nel 1981, stiamo parlando dell'altro ieri, ma il patriarcato
ha origini molto più antiche, il patriarcato potremmo dire esiste da sempre.
Ma perché?
A rispondere alla domanda di oggi è tornato Guido Damini, storico, questa è la risposta
che mi ha mandato.
Ciao Marco, questa volta la domanda è veramente tosta, ma dopo aver svelato le origini dell'antisemitismo
in 7 minuti e delle legalità della canna bc in 5 mi sento abbastanza pronto per risponderti.
Quindi iniziamo.
Innanzitutto, che significa patriarcato?
Patriarcato significa legge del padre e storicamente il termine indicava il predominio del padre
sulla famiglia in ambito domestico.
Oggi invece con patriarcato intendiamo una società in cui il potere è prevalentemente
nelle mani degli uomini.
Eppure, nonostante sia sulla bocca di tutti e di tutte, l'origine di sto benedetto patriarcato
non è ancora del tutto chiare.
Si pensa che si è nato durante la rivoluzione agricola, ovvero circa 3000 anni fa, proprio
quando nelle prime città babilonesi si iniziavano a sviluppare mercati e monete.
Seguendo questo ragionamento, sembrerebbe che finché ci limitavamo a raccogliere
allegramente bacche nei boschi tutti fossimo uguali.
Ma appena costruito il primo ziggurat, le donne siano state confinate subito in cucina.
Praticamente il patriarcato è nato con la civiltà.
L'unico antropologo a provare a dare una risposta alternativa a questa vulgata, ammettiamolo
un poco disolante per le donne all'ascolto, fu David Greber, forse uno dei più grandi
antropologi della storia.
Ed ora, caro Marco, tenterò di riassumere Gratis, solo per te e le fortunate che ascolteranno
questo podcast, in meno di tre minuti il suo intero trattato di 528 pagine fitte e
scritte minuscole sull'origine del debito e sulle sue conseguenze nel delinearsi della
società capitalistico-patriarchale che oggi conosciamo.
Iniziamo.
Secondo la tesi di Greber, prima che iniziassimo a usare la moneta e a costruire i centri commerciali
a destra e manca, le società umane erano basate prevalentemente su modelli in cui uomini
e donne avevano gli stessi diritti e doveri e tutti vivevano come fossero dei coinquilini
in un enorme appartamento a Milano.
Se qualcuno aveva bisogno di portare giù la propria spazzatura, già che Cera prendeva
anche quella del vicino, senza farsi pagare il servizio naturalmente.
Un altro puliva i piatti, sempre Gratis, eccetera, eccetera.
Insomma, nella città mesopotamiche tutti si conoscevano e tutti si aiutavano.
Bada bene, non esisteva il baratto, invenzione di Adam Smith e altri filosofi morali assai
cringe che ancora oggi vengono citati a sproposito da qualsiasi Bocconiano che si rispette.
In compenso esistevano dei vincoli di credito e di debito che si sviluppavano in base ai
vari favori che gli individui si scambiavano nella comunità.
Mi spiego meglio, se uno faceva il furbo era cacciato a calcinculo e tutti si comportavano
più o meno civilmente proprio per evitare di non rimanere soli.
Esattamente l'opposto di oggi, visto che siamo disposti a lavorare fino a scoppiare
per spendere la nostra sudata pensione in un'isola tropicale, la modernità.
Questo tipo di economia che veniva a crearsi nelle città e nei villaggi dell'età del
ferro in cui l'accumulazione di ricchezza non costituiva l'obiettivo principale è
definita da Greber come economia umana, tiene la mente.
Ma allora mi dirai tu, come faceva la misurare esattamente il credito, il debito, insomma
tutti i favori di una determinata persona del villaggio per capire se era un rispettabile
cittadino o un vicino di casa di merda.
Beh, semplice, usavano la moneta.
Ebbene sì, le prime monete utilizzate nell'economia umane servivano unicamente per misurare il
credito di una persona, anche se all'epoca preferivano chiamarlo onore.
Se qualcuno faceva un torto a qualcun altro, al posto di tagliarli un orecchio o un naso,
doveva pagare tot monete.
Se uno non aveva più monete, aveva perso letteralmente il proprio credito sociale e
il proprio onore.
Se uno ne aveva molte, voleva dire che era riuscito a privare dell'onore molti.
Ecco perché i nobili e le nobili erano circondati o circondate da servi.
I legislatori non si facevano il minimo scrupola da segnare un esatto valore monetario alla
dignità umana.
Lo so, lo so cosa stai pensando.
L'idea che la santità di un sacerdote o la maestà di un re possono essere fissati come
equivalenti a un milione di uova fritte o 100.000 tali di capelli e a dir poco bizzarra.
Se però un giurista della Mesopotamia aveva una sensibilità diversa dalla tua, era semplicemente
perché la gente dell'epoca non usava la moneta per compare uova o tagliarsi capelli.
Ma allora cosa succede quando la stessa moneta utilizzata per definire l'onore a un certo
punto può essere usata per comprare tutto ciò che non è onorevole, ovvero uova fritte,
grano, tali di capelli e una sveltina?
Questo è quello che successe in Mesopotamia nel 3000 a.C., quando l'economia umana si
trasformarono in economie di mercato.
Ad un certo punto è stato possibile comprare letteralmente le persone che divennero schiavi
per debiti o affittarsi per 5-20 minuti a seconda della propria vita sessuale le donne
che divennero prostitute.
Bastava una piccola carestia per far diventare schiavi per debiti migliaia di persone, distruggendo
la comunità e obbligando i padri a vendere letteralmente le proprie figlie ai creditori.
L'onore e il credito erano diventati la stessa cosa.
Almeno per un uomo povero, la propria affidibilità a creditizia era simbolo del dominio sul proprio
mondo domestico.
Per il povero, vuoliva dire che i membri della sua famiglia diventavano beni da poter affittare
o vendere.
La situazione suscitò la reazione spaventata dei vincenti, ovvero noi maschietti, che
si sentirono l'urgenza, su scala sempre più ampia, di rendere evidenti a tutti che
le loro donne non potevano in alcuna maniera essere comprate o vendute.
Così, un insieme di barbuti e centrici, betti e semiti, pressati dalle loro mogli in
cerca di sicurezza, fuggì dalle città, portandosi dietro le proprie donne e il proprio bestiame,
evitando di pastorizia e nomadismo.
Inoltre, per evitare di cadere nella trappola della compravendita degli esseri umani, definirono
nella loro stessa revisione delle regole base per evitare di comprarsi le figlie tra
loro.
Il comandamento non desiderare la donna d'altre e ti dice qualcosa, era nato il patriarchato.
Grazie a Guido Damini, io, come sempre, non commento quello che Damini dice, perché
lo storico è lui per cui io mi limito a fare sicura testa e anche a fidarmi non qualche
modo perché non conosco ovviamente la materia come la conosci lui, però ora, scherzi a
parte devo dire, molto interessante come sempre l'analisi che c'ha fatto Damini anche
in questo caso e spero possa aver evitato a scoprire ecco come mai e perché il patriarchato
esiste da sempre.
Io vi ringrazio per essere rimasti con me anche oggi e come sempre vi do appuntamento
a domani.
Ciao!
Ma perché è un podcast scritto da me, Marco Maisano, riprese e montaggio Giulio Rondolotti,
musici originali Matteo Cassi, supervisione tecnica Gabriele Rosi, responsabile di produzione
Denny Stucchi, una produzione One Podcast.
Dream in Dream per One Podcast.
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C’è una parola che in questi anni ha cominciato a girare molto, ad essere pronunciata a cena con gli amici, in tv, e ad essere al centro di ragionamenti sullo stato della nostra società. Patriarcato. Cos’è esattamente il patriarcato? Dunque in sociologia viene definito come il sistema all’interno del quale gli uomini detengono il potere decisionale, l’autorità morale e il controllo della proprietà privata. Negli ultimi anni un dibattito sempre più acceso ha cominciato a mettere giustamente in discussione la struttura gerarchica che vede il maschio in vetta alla piramide della società. La storia ci insegna però che gli eventi non accadano per caso: il patriarcato ha una sua evoluzione che da un certo punto di vista appare abbastanza lineare. Partiamo dalle basi: il patriarcato esiste da molto, molto tempo, anzi esiste quasi da sempre. Ma perché? Ne parlo con Guido Damìni.
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